“2016: le sorprese della democrazia”, editoriale di Michele Rosboch

Il secondo anno dell’avventura di «Politica.eu» si chiude con un numero che ha come filo conduttore la «tenuta» della democrazia occidentale nell’attuale contesto politico, economico ed istituzionale. I principali avvenimenti politici del 2016, sia a livello internazionale (referendum sulla Brexit ed elezioni presidenziali americane), sia a livello italiano, con l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre, hanno acuito le incrinature che ormai da anni si possono osservare, soprattutto in Europa e nel mondo cosiddetto Occidentale.

Da che cosa è messa in discussione tale tenuta? Anzitutto da una crisi di identità degli attori democratici e della stessa democrazia, determinata da una debolezza dei suoi presupposti sostanziali e dalla scarsa condivisione degli stessi; la crisi irreversibile dell’illusione «proceduralista» e «relativista» circa il fondamento ed il collante delle società democratiche fa emergere ancora una volta la «lungimiranza» della celebre osservazione, ormai risalente, di Ernst Böckenforde[1], che riecheggia nei due articoli di Fabio Ciaramelli e di Matteo Santarelli, impostati a partire dalle riflessioni di Geminello Preterossi su Ciò che resta della democrazia (2015).

Ma forse c’è di più, come nota nel suo saggio Vittorio Possenti: non basta recuperare il senso della storia ed il valore della tradizione, con tutta la sua ricchezza anche valoriale ed istituzionale; occorre anche riprendere il senso di una antropologia fondativa, oltre che della convivenza sociale, anche delle istituzioni e del diritto; il senso della necessaria «anima umanista della democrazia» consiste proprio in questo.

Come già ricordato, il 2016 è stato l’anno delle sorprese: dalle elezioni americane, al referendum sulla Brexit fino al referendum italiano (in misura minore…) si possono riscontrare due fenomeni ricorrenti: da un lato lo scollamento fra le previsioni – e il maggioritario supporto delle élites dominanti e dei mass media tradizionali – e gli effettivi esiti, dall’altra la significativa partecipazione popolare. Quest’ultima si è comunque attestata – anche in Italia – su alti livelli di partecipazione, smentendo almeno in parte le previsioni più disfattiste.

Europa e immigrazione, argomenti, rispettivamente, dei bei saggi di Eugenio Mazzarella e di Fabio Ciaramelli, rappresentano oggi proprio i due terreni più esposti e sensibili per la verifica della effettiva tenuta della democrazia e per la sua capacità di assicurare possibilità effettive per il bene comune. A ben vedere molto delle competizioni elettorali di cui si è detto si sono giocate proprio su questi temi e sulla sostanziale incapacità delle posizioni oggi prevalenti e consolidate ad offrire soluzioni efficaci e ragionevoli, al di là della retorica e degli stereotipi politically correct.

Il tutto mostra che di politica e soprattutto di «buona politica» c’è molto bisogno, così come di partecipazione; inoltre emerge pure il fatto che il malcontento, il disagio e la protesta verso decisioni sbagliate e paradigmi ormai stantii e inadeguati non possono essere demonizzati o sottovalutati: piuttosto vanno capiti e indirizzati.

Anche una rivista scientifica come «Politica.eu» può fare la sua parte, suscitando dibattiti, e dando voce pure alla ripresa di quei fondamenti della convivenza e dell’agire politico, che lungi dall’essere «sorpassati» possono essere, riemergendo in modo nuovo, fattore di ripresa e di effettivo sviluppo[2]; in tale direzione si colloca l’originale studio di Giuseppe Fidelibus a proposito della «misericordia» quale canone trasversale per una lettura della filosofia moderna. La rivista si completa poi con il bel ricordo di padre Romano Scalfi (1923-2016) proposto da Stefano Caprio a proposito di una delle più significative figure dell’incontro fra Oriente e Occidente, recentemente scomparsa; indomito difensore della libertà religiosa e di coscienza nei Paesi oltrecortina, fondatore di Russia Cristiana, Scalfi è stato per oltre un cinquantennio un originale e coraggioso promotore di cultura e di spiritualità, contribuendo pure alla conoscenza nel nostro Paese di autori significativi della dissidenza dell’Est europeo.

Da ultimo, e quale indicazione di approfondimento delle brevi osservazioni presentate, mi permetto di segnalare un’interessante iniziativa editoriale, di cui si può leggere in dettaglio nella sezione dedicata alle news di «Politica.eu»: si tratta di una pubblicazione collettanea ed interdisciplinare (significativamente intitolata Parole in divenire. Un vademecum per l’uomo occidentale[3], 2016) volta ad offrire agli studenti dei primi anni dei corsi di laurea una panoramica ragionata sui concetti basilari del profilo dell’uomo occidentale e della sua civiltà.

Michele Rosboch

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Böckenforde Ernst Wolfgang, 2007, La nascita dello Stato come processo di secolarizzazione. In Id, Diritto e secolarizzazione. Dallo Stato moderno all’Europa unita, a cura di G. Preterossi. Laterza, Roma-Bari.

Del Noce Augusto, 1971, Tramonto o eclissi dei valori tradizionali?. In U. Spirito e A. Del Noce, Tramonto o eclissi dei valori tradizionali?, 58-294. Rusconi, Milano.

Preterossi Geminello, 2015, Ciò che resta della democrazia. Roma-Bari, Laterza.

Rosboch Michele, 2016, «Qualche osservazione su istituzioni politiche e crisi della modernità nell’opera di Augusto Del Noce». In Federalismi.it. Rivista di diritto pubblico italiano, comparato, europeo, 24: 1-11.

Sciumè A. e A.A. Cassi (a cura di), 2016, Parole in divenire. Un vademecum per l’uomo occidentale. Giappichelli, Torino.

[1] «Si pone così di nuovo, e nel suo nucleo vero e proprio, la questione delle forze unificatrici: lo Stato liberale, secolarizzato, vive di presupposti che esso di per sé non può garantire. Questo è il grande rischio che per amore della libertà lo Stato deve affrontare. Come stato liberale, esso da una parte può sussistere soltanto se la libertà che concede ai suoi cittadini si regola a partire dall’interno, dalla sostanza morale del singolo e dall’omogeneità della società. D’altra parte, esso non può cercare di garantire queste forze regolatrici interne da solo, ossia con i mezzi della costrizione giuridica e del comando autoritario, senza però rinunciare alla sua natura liberale e – sul piano secolarizzato – ricadere in quella pretesa di totalità dalla quale è uscito nelle guerre di religione». (E.W Böckenforde, 2007, 53).

[2] Ho avuto modo di riprendere recentemente le sempre significative osservazioni di Augusto Del Noce: A. Del Noce, 1971, 58-294 (a proposito del quale mi permetto di rimandare a M. Rosboch, 2016, 1-11).

[3] I contributi, curati da studiosi di diverse discipline e collocazioni culturali, trattano concetti come: giustizia, stato/azione, legge, comunità e corpi intermedi, guerra, libertà, tradizione, persona/soggetto/natura, rivoluzione, proprietà, etc.; al libro è associato un portale interattivo per la consultazione di fonti e di ulteriori contenuti scientifici e didattici in progress.

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