Call for papers: Creedal Identity, una domanda insondabile, o una risposta?

La complessità, l’ampiezza e la profondità del tema identità hanno suscitato molteplici opportunità e occasioni per confrontare e registrare diversi punti di vista, metodi di analisi, chiavi ermeneutiche. In particolare, il rinnovato interesse ad individuare le origini dell’identità, le sue motivazioni, la sua ricostruzione storica, il processo di diffusione e metamorfosi nel tempo indicano prospettive di interpretazione tali da attirare l’attenzione degli studiosi sui profondi mutamenti culturali contemporanei, fino al tentativo di ridefinire, in ultima analisi, l’uomo.

In particolare, se si legge Identity, di Francis Fukuyama (New York 2018), un uso peculiare dell’aggettivo creedal, con le sue conseguenti, plurivoche implicazioni, sembra emergere da diversi passaggi in cui appaiono, associati ad esso, vari termini.

Vanno segnalati i casi in cui l’aggettivo si riferisce specificamente a: understanding (p. 158), nation (p. 161), national identity (p. 170), identity (p. 171).

La traduzione italiana di creedal (Identità, Utet, Torino 2019, a cura di Bruno Amato), è sempre resa con il termine italiano “dottrinale”, anche se i contesti e le parole ai quali è abbinata sono davvero eterogenei, e selettivi per quanto riguarda il tema in questione. Tuttavia, tale traduzione non sembra essere sempre adeguata alle espressioni di volta in volta nominate. La difficoltà nel rendere il significato dell’aggettivo, di uso prevalentemente americano, evidenzia una possibile ambiguità, e giustifica il motivo per cui ci si chiede se Fukuyama abbia usato la stessa parola per scopi ideologici, che sostengono punti di vista focalizzati sull’uniformità delle identità culturali, piuttosto che sul confronto e sullo scambio, o semplicemente per mancanza di qualsiasi altro termine specifico. In ogni caso, il lettore è costantemente indotto a prestare molta attenzione a ciò che l’autore vuole veramente significare e sottolineare, senza trovare una spiegazione plausibile. Inoltre, come suggerisce l’aggettivo, dovrebbe essere implicito un credo (creed), anche se mai menzionato, al quale il termine si riferisce.

Ma, di quale tipo di “credo” si occupa Fukuyama? Questo “credo” è forse insondabile? Tutto quello che si può dire, per il momento, è che l’autore sembra aver individuato un fenomeno storico o sociale, dotato di rilevanza filosofica, suscettibile di essere analizzato, ma non di essere designato.
Che cosa sta realmente accadendo dietro i fenomeni, tra loro connessi, della migrazione, del populismo, del neonazionalismo sovranista? Di quale “credo” è impregnato l’orizzonte identitario da essi evocato?

Il termine di scadenza per la sottomissione degli articoli, da indirizzare a redazione.rivistapolitica@gmail.com, è il 31 dicembre 2019.

NB: in allegato pagina-modello per la redazione del contributo.

LA DIREZIONE

MICHELE ROSBOCH, UNIVERSITÀ DI TORINO

LORENZO SCILLITANI, UNIVERSITÀ DEL MOLISE

 

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