Tra i più autorevoli sociologi italiani, autore di manuali su cui ha studiato la maggior parte dei sociologi italiani degli ultimi decenni, Franco Crespi è un riferimento imprescindibile per la teoria sociale: nella sua riflessione, sociologia e filosofia (e non solo) hanno costantemente dialogato; pochi come lui hanno colto l’ambivalenza dell’agire sociale, contro ogni forma di assolutizzazione; dimensione esistenziale, identità personale e sociale, solidarietà sociale, sociologia della cultura e della conoscenza sono solo alcuni dei temi e delle aree in cui il suo contributo è stato, e rimarrà a lungo, fondamentale.
Questa call invita a confrontarsi con la densità speculativa della sua sociologia e della sua teoria sociale.
Il mostro buono di Bruxelles, ovvero l’Europa sotto tutela: «così il saggista e poeta tedesco Hans Magnus Enzensberger titolava nel 2011 il suo volumetto sugli effetti antieuropei dell’eurocrazia, che erode il senso stesso dell’utopia europeista ed esclude la possibilità che si formi un’opinione pubblica europea (…). Selettivo recupero del passato per rielaborarlo in vista di un altro avvenire. Antieuropeista. Espresso nelle tendenze disgregatrici interne agli stati associati nell’Unione Europea, che a loro volta annunciano possibili aggregazioni di nuovi soggetti geopolitici fondati su rappresentazioni identitarie estrapolate da miti antichi irriducibilmente conflittuali, imperniate su presunti diritti storici» (L. CARACCIOLO, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli, Milano 2022, pp. 56-57).
A distanza di più di dieci anni dal grido d’allarme lanciato da Enzensberger, le crisi sanitarie e geopolitiche, che si sono sovrapposte a quelle economico-finanziarie, stanno mettendo a dura prova l’ideale europeista, mostrando quanto incida, sulla stessa tenuta delle istituzioni europee, il deficit democratico da più parti lamentato. Può essere, però, che la Storia in Europa stia ricominciando: sarà una pandemia, sarà una guerra, o saranno l’una più o meno dell’altra a determinare l’unità di intenti di una reale soggettività politica europea pienamente legittimata, che né una politica di pace e di cooperazione né una tentata convergenza di interessi economici sono riusciti a conseguire, nel corso di decenni? Le circostanze attuali stimolano politologi, giuristi, filosofi, sociologi, economisti ad immaginare nuovi format culturali e istituzionali da immettere nel «progetto europeo», posto che se ne diano le condizioni.