Rivoluzione e pensiero

di Giuseppe Fidelibus

Correva l’anno 1918 quando, redigendo un bilancio delle sue riflessioni sulla filosofia sociale, N. Berdjaev scrive perentoriamente:

«Il bolscevismo ha mostrato cosa sia il messianismo rivoluzionario, e questo è un suo merito. Ma il bolscevismo ha anche il merito di aver smascherato la menzogna dell’umanesimo, cui ancora restano interamente attaccati i socialisti rivoluzionari. Nel bolscevismo l’umanesimo si trasforma nel suo opposto, nell’annientamento dell’uomo. Rimane sempre la contrapposizione tra maggioranza e minoranza, tra le vette spirituali della vita e i suoi bassifondi materiali. E rimane in eterno la verità dell’aristocrazia dello spirito, l’antica verità dell’umanità, che nessuna rivoluzione può rovesciare»(1).

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La «conversione» del soggetto. Dall’ascetismo alla rivoluzione

di Filippo Corigliano

«Era uno di quegli esseri russi idealisti che una qualche idea
potente colpisce tutt’a un tratto e sembra schiacciare di colpo col
proprio peso, talora anche per sempre. E di venirne a capo essi non
hanno mai la forza, ma credono appassionatamente, e così tutta la loro vita
passa poi come in preda alle estreme convulsioni sotto la pietra
che si è abbattuta su loro e li ha già schiacciati a mezzo».
F. Dostoevskij, I demoni

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