Editoriale
di Ivo Stefano Germano
Apre questo numero un articolo di Francesco Botturi su Ecologia umana e bene comune. In questo testo la correlazione tra ecologia e bene comune suggerisce una lettura socio-politica del campo ecologico e una lettura ecologica della sfera socio- politica. La questione ecologica presuppone un livello antropologico, e il bene socio- politico implica una dimensione di comunanza, nell’ottica di un’interessante ipotesi di lavoro dal punto di vista teorico, caratterizzata dalla connessione di significati tecnico- scientifici e scientifico-sociali con categorie filosofico-teologiche.
Approfondisce, tra gli altri, questo aspetto, in chiave giuspubblicistica Alessandro Cioffi che, nelle sue note Sull’autonomia differenziata, con particolare riguardo al tema della sostenibilità finanziaria, imposta un saggio sull’autogoverno, nella prospettiva della Costituzione italiana. L’autore si sofferma sul potere, attribuito alle Regioni, di regolamentare questioni come, oltre all’ambiente, l’istruzione, la salute. Nel presentare, in particolare, un’analisi dei criteri economici del «costo standard», questo contributo fornisce alcuni suggerimenti utili a migliorare i criteri, nella prospettiva dei principi generali dell’ordinamento costituzionale, allo scopo di dare forza e sostenibilità alla ripresa economica generale.
In ideale raccordo con questo approccio costituzionalistico, ma in prospettiva europea, si colloca lo studio di Fabio Giuseppe Angelini su Stato e diritti sociali: la necessità di un nuovo approccio. Questo contributo, che apre una seconda selezione di contributi pervenuti a questa Rivista in adesione alla call for papers interdisciplinare dedicata, in memoria di Antonella Leccese, al Diritto dei «senza poteri»?, si concentra, in particolare, sull’impatto della costituzione economica dell’Unione Europea sui diritti sociali e sulle implicazioni, i pericoli e le ragioni che spingono in direzione di un’evoluzione teorico-giuridica del concetto di diritti sociali in termini di diritti fondamentali, col ridefinirne il perimetro. Tale evoluzione si renderebbe necessaria al fine di evitare il rischio che i nuovi equilibri istituzionali possano mettere a repentaglio l’efficacia dei diritti fondamentali, con l’adozione di metodi di prestazione di servizi in grado di garantire al tempo stesso il contenuto minimo dei diritti sociali e la sostenibilità dei bilanci pubblici.
Un secondo contributo di questa sezione, elaborato da Cosimo Nicolini Coen col titolo Il limite del diritto. L’esperienza normativa ed etica in relazione ai soggetti vulnerabili e minoritari, indugia su di un aspetto specifico della natura delimitata della legge giuridica: se la logica della legge è determinata dal limite, lo spirito della legge si traduce in forme di tutela che hanno ad oggetto, essenzialmente, categorie di soggetti vulnerabili, come gli stranieri e, in generale, le minoranze. Nel richiamo a filosofi come Emmanuel Lévinas, l’autore fa tuttavia rilevare come, al limite, e nei limiti stessi del diritto, al di là e prima di ogni Sollen normativo, siano rinvenibili le tracce di un dovere metafisico – nell’ordine dell’infinito – che si traducono in aspetti rilevanti di una tradizione giuridica come quella ebraica, confrontati con aspetti altrettanto significativi della legge civile in generale.
Chiude la sezione la riflessione di Lorenzo Scillitani su Un idiota di famiglia: il diritto dei senza voce, che recupera criticamente, in chiave filosofico-giuridica, alcuni temi relativi al sapere/potere della prassi medico-scientifica moderna, desumibili dalla lettura sartriana dell’opera di Gustave Flaubert.
Arricchiscono il quadro delle Pagine libere la testimonianza di Paolo Becchi su La censura su Facebook (e non solo), contenente spunti di grande interesse per un argomento di comunicazione politica molto attuale, e una breve lettura molto personale di Giuseppe Fidelibus, a riguardo del «Santo Pensiero» di John Henry Newman, paladino del primato della coscienza, a fronte di ogni oscurantismo.