Editoriale anno IV – numero 2
Editoriale. Nell’ora dell’Europa: non plebi, ma popoli
All’approssimarsi della scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo, fissata per la fine del mese di maggio 2019, la Rivista apre il suo spazio a due contributi che, su piani scientifico-culturali diversi, mettono criticamente alla prova la portata politica e giuridica della questione-Europa.
Il primo, nel segno della continuità col progetto editoriale di riproposta di autori contemporanei classici, avviato nei due numeri precedenti, è un breve estratto della Raison politique di Claude Bruaire, un’opera del 1974 che, sebbene elaborata in un passaggio storico segnato da coordinate ideologiche oggi, almeno in parte, superate, riflette tuttavia una immutata – se non forse dal tempo accresciuta – capacità di leggere, e interpretare, la fase attuale di una unione che si è costruita, perché così si è voluta, su presupposti economici, senza avvedersi della necessità di pensarsi, fino in fondo e radicalmente, come libera espressione di una unità politica non di «plebi» indifferenziate, ma di popoli, esponenti di culture, tradizioni, lingue, identità intensamente differenziate. Gli odierni rigurgiti del nazionalismo e del populismo sono probabilmente dovuti, in via non secondaria, all’oblìo di ciò che caratterizza il contesto genetico della socialità politica moderna, identificabile nel processo di costituzione e di definizione dell’appartenenza dei cittadini a uno Stato strutturato su base nazionale.
Il secondo testo, dedicato da Giulia Terlizzi ai Vantaggi dell’oscurità, delinea le problematiche inerenti allo sviluppo del diritto comunitario in rapporto al persistere di un diritto interno agli Stati membri dell’Unione Europea, che risente del rispettivo background culturale, con particolare riguardo alla traduzione giuridica e alle sue conseguenze politiche, e con un’esemplificazione che verte sul rapporto fra biotecnologie e diritto. Lo sforzo di centralizzazione dell’UE attraverso una sorta di «rivoluzione linguistica» sembra neutralizzare il contenuto normativo specifico presente negli ordinamenti nazionali, che hanno connotazioni etiche e storico-sociali legate al contesto culturale e giuridico dei diversi Stati membri.
Il numero si completa con un saggio, a firma di Angelo Buffo, che indaga il possibile ruolo svolto dalla gnosi nell’eclisse della rilevanza della differenza sessuale nella legislazione; con una discussione sociologica, impostata da Paolo Iagulli, in tema di diritti dell’uomo e bioetica, che arricchisce il quadro dei confronti critici sviluppatisi in Italia, anche su altre riviste scientifiche, a partire dalle tesi sostenute in proposito da Vittorio Possenti; con una nota in merito a uno stimolante lavoro di riflessione filosofico-teoretica a più voci portata sui diritti dell’uomo.
In questa sede si dà conferma dell’apertura di una call for papers interdisciplinare centrata su Il diritto dei senza poteri?
Lorenzo Scillitani
Ivo Stefano Germano