Le rivoluzioni nella teoria della crisi

di Giampiero Magnani

1. Modelli di rivoluzione

Le rivoluzioni costituiscono una categoria politica omogenea anche se ciascuna rivoluzione, presa singolarmente, costituisce un evento storico unico con elementi caratteristici propri, dettagli e circostanze non confrontabili con altri fenomeni dello stesso tipo. Le molteplici differenze che separano, ad esempio, la rivoluzione francese da quella russa non impediscono tuttavia, per entrambi i casi, di parlare di fenomeni di tipo rivoluzionario; il modello idealtipico di rivoluzione è presente infatti in entrambi gli eventi storici, e con le stesse caratteristiche fondamentali: di fronte ad una grave crisi dell’ordine politico esistente, emerge un programma politico alternativo che riesce a sradicare il vecchio ordine in tempi rapidi e lo sostituisce con uno nuovo, radicalmente diverso da quello precedente. La velocità del cambiamento è una caratteristica di ogni evento di tipo rivoluzionario, e così pure il mutamento radicale di quelle che possiamo chiamare le regole di comportamento collettivo, che in ogni sistema sociale comprendono le norme (non solo giuridiche) su cui si fondava il vecchio ordine, ma anche i valori che ne erano, per così dire, le premesse ideologiche; un cambiamento rapido e radicale delle regole del gioco collettivo è l’essenza di ogni evento che si possa definire rivoluzionario.

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Rivoluzione e pensiero

di Giuseppe Fidelibus

Correva l’anno 1918 quando, redigendo un bilancio delle sue riflessioni sulla filosofia sociale, N. Berdjaev scrive perentoriamente:

«Il bolscevismo ha mostrato cosa sia il messianismo rivoluzionario, e questo è un suo merito. Ma il bolscevismo ha anche il merito di aver smascherato la menzogna dell’umanesimo, cui ancora restano interamente attaccati i socialisti rivoluzionari. Nel bolscevismo l’umanesimo si trasforma nel suo opposto, nell’annientamento dell’uomo. Rimane sempre la contrapposizione tra maggioranza e minoranza, tra le vette spirituali della vita e i suoi bassifondi materiali. E rimane in eterno la verità dell’aristocrazia dello spirito, l’antica verità dell’umanità, che nessuna rivoluzione può rovesciare»(1).

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